6 novembre 2014

"Imputato Goldrake alzatevi!" (1980)

di Andrea Pachetti

(Fonte: Bollettino Salesiano)
Abbiamo affrontato brevemente la questione della censura sui fumetti in un vecchio articolo, nel quale descrivevamo il rapporto conflittuale tra il mondo degli "adulti" e quello dell'infanzia, quando nel contesto sociale si inseriscono nuovi contenuti in cui i fruitori sono principalmente i giovani.

Il fenomeno descritto si è senz'altro riproposto in modo analogo tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta, con l'importazione in Italia di alcune serie di anime giapponesi: in particolare con la cosiddetta invasione robotica, iniziata sul Secondo Canale della Rai il 4 aprile 1978 da Goldrake (UFOロボ·グレンダイザー UFO Robo Gurendaizā), serie conosciuta inizialmente come Atlas Ufo Robot.

Le polemiche coinvolsero molti àmbiti sociali, dalla politica (si veda la lettera al quotidiano La Repubblica del deputato Silverio Corvisieri e la sua presunta interpellanza parlamentare) al mondo della scuola, con le note proteste dei "600 genitori di Imola" che aprirono il dibattito sui quotidiani e i periodici nel nostro Paese.

8 settembre 2014

Clark Ashton Smith su "Stampa Sera" (1977-1980)

di Andrea Pachetti

(Fonte: Eldritch Dark)
La letteratura fantastica sarebbe stata sicuramente diversa senza il fondamentale contributo della rivista Weird Tales, appartenente all'epoca d'Oro dei pulp magazines. Dei tre autori principali di Weird Tales, H.P. Lovecraft, Robert E. Howard e Clark Ashton Smith, quest'ultimo in Italia è senz'altro meno noto. Negli anni non ha certo ricevuto l'interesse tributato a Lovecraft, né tantomeno l'eco pubblicitaria della cinematografia che ha dato fama imperitura a Conan, principale creazione artistica di Howard.

Alcuni suoi racconti comparvero su antologie e in appendice a Urania a partire dalla seconda metà degli Sessanta, ma è durante gli anni Settanta che l'interessamento degli editori specializzati si fece più concreto: in particolare, alla fine del 1975, il curatore Carlo Bosco segnalò che Clark Ashton Smith avrebbe fatto parte della collana Saga, per i tipi della MEB. Nell'introduzione al primo volume della serie, Bosco commentò che lo scopo era quello di «valorizzare al massimo un genere letterario che è sempre stato considerato figlio illegittimo della letteratura ufficiale»[1].

27 giugno 2014

Il Lovecraft dimenticato della Rai, tra radio e televisione

di Andrea Pachetti

fonte
Parlare dei propri autori preferiti rischia sempre di essere controproducente: per questo, nel testo che segue, ho deciso di concentrare l'attenzione del mio contributo alla critica lovecraftiana esclusivamente su alcune opere derivate dai lavori di HPL che, al momento, risultano irreperibili: la ricerca è stata quindi effettuata solo sulle fonti testuali dell'epoca, Radiocorriere TV e quotidiani.

La tesi che voglio portare avanti in questa sede è che l'influenza di Lovecraft sulle produzioni artistiche del secondo Novecento è stata cospicua e tangibile, ancora tutta da analizzare nella sua portata reale e presente anche in luoghi apparentemente assai distanti.

Ho cercato per quanto possibile di limitare i riferimenti e le note bibliografiche ma, a causa della lunghezza di questo scritto, consiglio comunque la lettura offline. Avrei certo potuto dividerlo in sottoinsiemi per moltiplicare gli accessi al blog, ma questi stratagemmi commerciali esulano dai miei intenti.