25 febbraio 2015

Anime e manga su Eureka della Corno (1979-1980)

di Andrea Pachetti

Se Barefoot Gen è stato uno dei primi esempi di manga tradotto e adattato negli Stati Uniti, per quanto riguarda il nostro Paese la situazione è stata condizionata dall'invasione di cartoni animati avvenuta a partire dal 1978 sugli schermi della Rai e delle private. In quegli anni nelle edicole si avvicendarono freneticamente decine di testate a fumetti (sia monografiche che antologiche), che presentavano storie per bambini tratte dalle avventure dei personaggi giapponesi.

Nella maggior parte dei casi queste storie erano realizzate da disegnatori italiani senza nessuna autorizzazione da parte degli autori giapponesi; alcune traevano ispirazione dalle vicende narrate nel cartone, altre invece narravano addirittura storie completamente inventate. L'unica eccezione a questa tendenza fu rappresentata dalla Fabbri che, per la propria pubblicazione relativa al Grande Mazinga, acquistò regolarmente i diritti della serie originale a fumetti di Go Nagai e Gosaku Ota. Successivamente una cosa analoga avvenne anche per la testata di Candy Candy, che negli anni diventò una delle riviste più longeve e durature per la Fabbri, arrivando a presentare anche i serial di Georgie e Lady Oscar.

Il Grande Mazinga, sebbene sia stato colorato, ribaltato per la lettura occidentale e adattato/tagliato in modo opinabile, rappresenta dunque il primo manga serializzato in Italia. Manga che, peraltro, è stato riproposto da vari editori: dall'edizione anni Novanta della Granata Press a quelle più recenti (e con lettura alla giapponese) di D/Visual e J-Pop.

Per quanto riguarda invece il mondo "maturo" dei lettori adulti, la situazione era ovviamente diversa. Le riviste antologiche, che avevano dominato il mercato per gran parte degli anni Sessanta e Settanta, stavano perdendo la loro importanza, un trend che poi proseguirà implacabile anche successivamente, fino alla loro progressiva scomparsa.

Linus, per esempio, ridusse il suo formato a un brossurato tascabile nel 1979 ed Eureka lo seguì nel 1981. Fu proprio Eureka, nell'ambito del rinnovamento tematico voluto da Luciano Secchi per il 1980, a ospitare dei manga all'interno delle sue pagine. Un fenomeno limitato nel tempo e che ebbe peraltro poca eco presso il pubblico dei lettori, ma che riveste comunque una notevole importanza per quanto riguarda la storia del fumetto giapponese in Italia.

Secchi annunciò su Eureka 198 (dicembre 1979) che dal mese successivo la rivista avrebbe avuto «una nuova impostazione, più dinamica, più attuale», segnalando che secondo lui «i contenuti ultimamente si erano un po' cristallizzati». Poi, nell'editoriale del 199, parlò dei fumetti giapponesi (ovviamente ancora senza usare il termine manga) come una delle «principali novità di questo Eureka rivestito e mutato secondo le necessità dei tempi». Secchi descrisse i manga da lui presentati come "neo-realisti", accomunandoli così a Will Eisner, pubblicato su quelle pagine nello stesso periodo.

I fumetti presentati durante il 1980 possono essere divisi in due sezioni: nella prima parte dell'anno abbiamo una serie di storie autoconclusive.

Gennaio 1980: Good-bye di Yoshihiro Tatsumi, pp. 87-102
Febbraio 1980: La portantina di Shotaro Ishinomori (allora Ishimori), pp. 59-90
Marzo 1980: Il telescopio di Yoshihiro Tatsumi, pp. 77-84
Aprile 1980: L'ospedale infernale di Saburo Kitagawa e Tadashi Matsumori, pp.69-95
Maggio 1980: Il donatore di sperma, di Yoshihiro Tatsumi, pp. 59-66

La seconda parte dell'anno è dominata invece dalla prima storia completa di Golgo 13, uno dei manga più longevi nella storia del Giappone: proprio in questi giorni l'autore sta concludendo le avventure del personaggio con il capitolo 550, e 175 tankobon già all'attivo.

Agosto 1980: Golgo 13 Capitolo 1 - Assassino, di Takao Saito, pp. 58-78
Settembre 1980: Golgo 13 Capitolo 2 - Gran Bretagna party, di Takao Saito, pp. 58-73
Ottobre 1980: Golgo 13 Capitolo 3 - Il Picchio Verde, di Takao Saito, pp. 42-57
Novembre 1980: Golgo 13 Capitolo 4 - Esplosione, di Takao Saito, pp. 42-59
Dicembre 1980: Golgo 13 Capitolo 5 - Addio al Picchio Verde, di Takao Saito, pp. 46-52

Le prime vignette di Golgo 13 su Eureka

La selezione di Eureka offrì dunque spazio ad autori classici come Ishinomori (La portantina è una storia tratta dalla serie Sabu to Ichi Torimono Hikae), ma anche esponenti del gekiga, come Yoshihiro Tatsumi e lo stesso Saito. Tra le storie presentate senz'altro riveste un certo valore Good-bye, in cui in poche tavole vengono mostrati il dramma e l'umiliazione del popolo giapponese per l'occupazione americana del Dopoguerra, col gusto tendente all'eccesso e all'iperbole tipico di Tatsumi.

Le traduzioni di tutti questi fumetti (a differenza di quanto accadde successivamente per la Granata Press di Bologna) furono realizzate dal francese. La rivista originale fu una pubblicazione trimestrale dal titolo Le cri qui tue (Il grido che uccide, un riferimento al Kiai delle arti marziali), di scarso successo ma di grande importanza per il mercato francofono realizzata da Atoss Takemoto, un giapponese emigrato in Svizzera. È un peccato che in Italia non siano stati tradotti anche i capitoli del manga Le systeme de super-oiseaux (鳥人大系, Chōjin Taikei) di Osamu Tezuka.

Fonte: Eureka giugno 1980
I commenti dei lettori sul tema furono davvero pochi: spicca la lettera (sul numero di luglio) di un giovanissimo Marco Marcello Lupoi, per il quale «i racconti giapponesi non si possono definire "porno" ma poco ci manca (...) c'è modo e modo di parlare di certi argomenti». Certo la carica rivoluzionaria e prorompente di certe tavole appariva senz'altro ancora più forte in una rivista che continuava a ospitare le strisce di Andy Capp e Ziggy.

Sempre una lettera introdusse in Eureka il tema degli anime televisivi. Da notare come il lettore riproponga cronologicamente i temi della protesta, partendo dall'esposto dei 600 genitori di Imola e poi il dibattito sulla stampa nazionale. Particolarmente interessante la citazione di Tutti Insieme Compatibilmente, un programma di Nanni Loy andato in onda dal gennaio all'aprile del 1980. Sarebbe utile identificare la puntata "incriminata" per capire come avvenne la "protesta" contro Mazinga e Goldrake. La risposta di Secchi al quesito è netta e, a suo modo, lungimirante, sottolineando il fatto che un discorso sulla violenza mediatica ha senso solo se affrontato globalmente e non limitando l'attenzione al mondo dei cartoni animati.

Fonte: Eureka giugno 1980

Che i commenti sulla presenza dei manga fossero stati pochi lo confermò lo stesso Secchi molti anni dopo sulla sua rivista Super Comics (pag. 45 del n. 12), in risposta a una lettera. Si parla in questo caso del settembre del 1991, quindi in piena espansione dei manga in edicola con le proposte dalla Granata Press: «Nel 1980 fui il primo a pubblicare in Italia materiale giapponese ("Golgo 13" e altri racconti senza personaggio fisso). Al tempo l'accoglienza fu piuttosto freddina, mentre ora pare che abbiano suscitato un certo interesse. La mia opinione personale è che si tratti di materiale certamente godibile ma molto ripetitivo, specialmente nella grafica.»

Tornando a Eureka, particolarmente interessanti dal punto di vista dei cartoni giapponesi sono due interventi di Piero Zanotto del 1979, che qui riproponiamo integralmente. Il primo, presentato nel numero di maggio, è da notare per il solito errore presente in tanta stampa dell'epoca, per cui gli anime erano realizzati al computer («Da quando gli animatori del paese del Sol Levante hanno scoperto che i cartoons si potevano confezionare, risparmiando lavoro e fatica, col computer, ragionando in termini esclusivi di battaglie spaziali»). D'altro canto, Zanotto mostrò una curiosa "nostalgia" dei tempi andati, degli Alakazan/Ercolino «che popolarono gli schermi negli anni cinquanta», e che vide contrapposti, nella loro mitologia tradizionale, alle vicende fantascientifiche dei robot.


Questo testo è comunque importante perché presenta una citazione (con tanto di immagine) dell'Incrociatore spaziale Galaxi (sic), cioè del primo lungometraggio animato di Uchū Senkan Yamato, presentato al Festival del film di fantascienza di Trieste del 1978 e sulle pagine de La Stampa sempre da Zanotto come Incrociatore Spaziale Y o ancora come Incrociatore Spaziale Yamato.


Questo film di montaggio precede il doppiaggio della serie Star Blazers operato dalla Sincrovox di Roma e si riferisce, in tutta probabilità, alla prima edizione americana, adattata dal regista Gino Tanasescu. Si può verificare che nel libro pubblicato da Salani i nomi dei due protagonisti furono Jason e Shane, cioè Jason Kodai e Shane O'Tool, i primi nomi attribuiti a Susumu Kodai e Daisuke Shima, che poi diventarono rispettivamente Derek Wildstar e Mark Venture in Star Blazers.


Il secondo articolo, invece, presentato sul numero di dicembre, offriva un commento e diversi dati su Goldrake:

«(...)Goldrake, che tutti i ragazzi e adolescenti (non soltanto italiani) avevano finito col fanatizzare riconoscendo nell'invincibile robot giustiziere una sorta di loro Messia Protettore. La nostra Tv aveva deciso di non riprenderlo mai più, rendendo praticamente "orfani" centinaia di migliaia di piccoli teleutenti. Proprio quando i genitori avevano finito per accettare anch'essi la presenza in casa dell'immaginifico terrifico entusiasmante essere artificiale (vestendo i loro rampolli col suo costume di scena). Poi, la notizia: Goldrake torna! A partire dal 15 dicembre la Rete due manderà in onda venticinque nuove puntate che avranno per titolo Super-Goldrake. L'eroe-robot avrà ancora la voce di Romano Malaspina.
Combinazione del nome di Goldfinger e Mandrake, questo "dio" della giustizia a tutto tondo com'è intesa dall'immaginazione infantile esaurirà così, definitivamente, il suo ciclo di vita sul piccolo schermo.»

Gli episodi trasmessi invece furono solo 22, dall'11 dicembre 1979 al 6 gennaio 1980.

4 commenti:

  1. Hai scritto un articolo molto interessante.
    Mi hai informato cose che non sapevo.

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    1. Grazie a te del commento. È un argomento che ho ritenuto giusto affrontare poiché è spesso fonte di imprecisioni e approssimazioni anche sui testi scritti, dove vengono omessi autori e titoli degli episodi pubblicati e si tende a confondere l'Eureka del 1980 (curata da Secchi) con il numero tematico del 1983 curato da Castelli/Silver in cui compare Black Jack di Tezuka.

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  2. E' un articolo molto importante, che fa chiarezza su tante cose. Complimenti Andrea! ;)

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    1. Grazie, Alessandro! Alla fine ce l'ho fatta a terminarlo :)

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