(Fonte: Stampa Sera) |
Tutto ciò ha acceso (e utilizzo "acceso" come eufemismo) l'entusiasmo dei (vecchi, vecchissimi) fan, che covano la speranza di un ritorno alle origini dopo le critiche mosse ai prequel. E magari sperano anche di tornare un po' più giovani, chissà. La trilogia prequel, curata da Lucas in persona, appare in questo senso ormai obsoleta e cristallizzata in discussioni rabbiose di newsgroup e forum: Episodio I uscì nel 1999, mentre Episodio III nel 2005 quando è stato creato YouTube; il social network Facebook invece nacque giusto l'anno precedente.
Ragionando in prospettiva storica, in questo articolo vedremo come è stato accolto il primo Guerre Stellari in Italia, riferendoci come d'abitudine alla stampa d'epoca. Noteremo soprattutto la dicotomia tra il deciso entusiasmo del pubblico e certe prese di posizione pretestuose della critica, accanto alla difficoltà di incasellare questo film in un preciso genere o filone. Troppo frettolosamente accostato alla fantascienza, in realtà risultò maggiormente orientato verso una dimensione fiabesca, suggerita già dalle ripetizioni presenti nell'incipit ("La galassia lontana lontana"), assieme a una collocazione temporale posta in un indefinito (mitico) passato remoto ("Tanto tempo fa"). Ritengo che si tratti un errore analogo a chi tuttora continua a inserire nel genere fantasy, per certi accostamenti tematici e interpretazioni superficiali, Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien .
Troviamo i primi accenni a questo film, sul quotidiano L'Unità, già nel 1974-1975: Lucas era reduce dal successo di American Graffiti, dunque considerato un regista votato al nostalgico revival. Il suo primo lungometraggio di fantascienza THX 1138 (1971) sarebbe uscito nel nostro Paese solo nel 1976. L'articolista del quotidiano riporta dunque che:
«George Lucas, il regista di American Graffiti, realizzerà un film ambientato nel mondo delle stazioni radiofoniche americane degli anni trenta. In seguito, se le trattative andranno in porto, Lucas si cimenterà con Star wars ("Guerre stellari"), un film di fantascienza basato sui personaggi di Flash Gordon e definito "una via di mezzo tra 2001 odissea nello spazio, i film della serie Agente 007 e Lawrence d'Arabia".»[1]
In questo primo trafiletto del luglio 1974 sono da notare (a parte l'errore relativo a Flash Gordon) le segnalazioni cinematografiche utili a far comprendere al pubblico la trama di Guerre Stellari: se certamente era giustificata la citazione di 2001, era quantomeno curioso l'accostamento con i personaggi di James Bond e Lawrence D'Arabia. Il film relativo alle stazioni radiofoniche, Radioland Murders, sarà realizzato solo molti anni più tardi, nel 1994.
Poi, nel 1975:
«Il regista George Lucas, d'accordo con il produttore Gary Kurtz, con il quale ha realizzato American Graffiti, si accinge a girare un film di fantascienza. Lucas sceneggerà e dirigerà Star wars ("Guerre stellari") su un soggetto proprio, il racconto The adventures of Luke Starkiller. Star wars era in preparazione dall'inizio del '74, ma soltanto adesso è stata stabilita la data di inizio delle riprese, che sarà il giorno di Natale del 1976. Il film sarà girato un po' in tutto il mondo.»[2]
Luke Starkiller era il nome originale del personaggio di Luke Skywalker; viene inoltre citata una delle tante sceneggiature su cui Lucas aveva lavorato, prima di arrivare alla stesura della trama definitva.
Riportando informazioni provenienti dal settimanale americano Time, Stampa Sera presentò ai suoi lettori Guerre Stellari come una specie di «"Via col vento" galattico» nel giugno del 1977. Lucas dichiarò che si trattava di «un compendio di tutti i film e i libri d'avventure che ho visto e letto. La trama è elementare, i buoni contro i cattivi, ma è condita con tutti gli elementi fantastici che attraverso gli anni si erano appiccicati alla mia testa.»
Ancora, il Time definì il film come «una combinazione tra Flash Gordon e il Mago di Oz, tra i fanfaroni alla Errol Flynn degli Anni Trenta e Quaranta e i western, una fiaba di suspense e di avventura, senza "messaggi", senza suggestioni sessuali, con appena un po' di sangue qua e là, destinato al ragazzo che c'è in ciascuno di noi»[3]
Continuando a sfogliare questo quotidiano, nelle pagine dedicate all'inserto estivo comparvero due articoli curati da Riccardo Valla, che proponevano le parti iniziali della sceneggiatura come un racconto originale e che servivano, in sostanza, ad anticipare un po' la trama del film e incuriosire i possibili spettatori. Stampa Sera non era nuova a esperimenti di questo tipo, infatti per tutta l'estate del 1977 aveva presentato racconti fantastici e di fantascienza, come quelli di Clark Ashton Smith. Vale la pena riprodurli integralmente e leggerli, per notare quantomeno la presenza dei nomi originali (Darth Vader, See Treephio, Artoo Detoo e altri).
(fonte: Stampa Sera)
La conferenza stampa di presentazione di Guerre Stellari si svolse a Roma il 3 ottobre, come riportato dal giornalista Ernesto Baldo[4], alla presenza di Mark Hamill (Luke Skywalker), Carrie Fisher (Leia Organa) e il produttore Gary Kurtz. Dovevano comparire anche i due droidi C3PO e R2D2, ma furono costretti a disertare perché «trattenuti in dogana a Fiumicino». Hamill, a riguardo, commentò divertito che un simile contrattempo non sarebbe accaduto negli Stati Uniti, perché i due droidi erano ormai «più famosi del presidente Carter». Il film sarebbe stato presentato in anteprima per l'Europa a Parigi il 19 ottobre e a Roma, Milano e Torino il 20, per poi andare in tutto il territorio nazionale durante il periodo natalizio (negli Stati Uniti il film era uscito alla fine di maggio).
Tra le varie dichiarazioni rilasciate, la Fisher segnalò che i guadagni sul territorio americano erano stati tali che i produttori avevano fatto omaggio agli attori, fuori contratto, di una piccola percentuale sugli utili. Hamill parlò di un film con un messaggio positivo, una favola spaziale come Cenerentola o Biancaneve, nella quale il buono ha la meglio sul cattivo. Il produttore Kurtz ricordò che la fortuna di Guerre Stellari si doveva ricollegare all'accresciuto interesse nel mondo per i fenomeni spaziali, e ovviamente all'abilità di Lucas per aver saputo mettere insieme molti ingredienti spettacolari.
In effetti, tra il 1977 e il 1978 la rinnovata curiosità del pubblico nei confronti del fenomeno UFO certamente contribuì al successo globale di pellicole come Guerre Stellari e Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg, accrescendo peraltro l'interesse complessivo nei temi fantascientifici nella narrativa, nei fumetti e nei cartoni animati, generando una nuova piccola golden age della science fiction come genere. Non è da escludere che anche il successo dell'anime Ufo Robot Goldrake e l'inizio dell'invasione dei cartoni animati giapponesi a tema robot siano dovuti a questo momentaneo clima culturale.
Franco Scaglia, in un approfondimento[5] sul Radiocorriere TV, individuò appunto i due filoni cui attinsero Spielberg e Lucas per la creazione delle proprie opere, rispettivamente quello dell'ufologia e quello del sogno e della fiaba. Parlando di Lucas infatti Scaglia sottolineò che Guerre Stellari si rifaceva «al genere letterario "sword and sorcery" (letteralmente "spada e stregoneria")» e aggiunse:
«Guerre stellari è una grande favola che vede una principessa interstellare rapita da malvagi usurpatori. Due suoi fedeli organizzano la riscossa e convincono un eroe solare ad aiutarli. L'eroe viene anche a sapere che questi stessi ursurpatori sono gli assassini di suo padre e quindi scendendo in campo contro di loro, oltre a ristabilire la giustizia tra le stelle, vendicherà la memoria paterna. Pare una storia tratta dall'Amadigi di Gaula o dalla saga della Tavola rotonda, È una favola insomma.»
(fonte: Radiocorriere TV) |
Come detto in precedenza, il film uscì in tre città italiane il 20 ottobre e quindi iniziarono a essere pubblicati i primi commenti critici sui quotidiani. Su La Stampa apparve una critica piuttosto equilibrata[6], a firma "S. C.", nella quale si faceva notare la vicinanza di Guerre Stellari al mondo delle fiabe. Infatti cambiavano «soltanto le armi dei duelli, i costumi dei personaggi, gli sfondi spaziali, la cornice tecnologica: l'eroe maneggia una micidiale spada-laser, cavalca astronavi più veloci di un raggio di sole, l'orco ha lasciato il castello gotico e le mele avvelenate per una stazione spaziale grande come una luna e mortifera come una milione di bombe ai neutroni. Ma lo scontro tra il bene e il male, la lotta tra buoni e cattivi, con l'ottimistica vittoria dei perseguitati sui feroci tiranni, rimane intatta nel suo antagonismo naturale e nella sua dialettica ideologica, unica grande molla del progresso nella storia dell'uomo.»
Si tentava ancora una volta un paragone con il famoso 2001 Odissea nello spazio: riducendo «la sostanza filosofica e morale del film di Kubrick a una favola di significati elementari che una nonna dell'anno 3000 racconta al suo nipotino, in tutina di alluminio e pistola disintegrante, avrete i toni e le atmosfere narrative di Guerre stellari (...)» Secondo "S. C." lo stile era «esplicitamente copiato dai colossi cinematografici dell'avventura: si comincia dal western (i primi desertici paesaggi), si passa attraverso i Sette samurai o I magnifici sette, per arrivare allo scontro astronavale conclusivo che ricorda una Battaglia delle Midway spaziale», rinoscendo comunque al film la valenza di ponte culturale tra cultura occidentale e orientale, con la rielaborazione di certi temi del cinema di Kurosawa Akira. Il critico segnalò anche che «gli effetti ottici sembrano quelli delle macchinette elettroniche di certe sale-gioco per ragazzi», legando il film anche al crescente interesse per i videogiochi, cosa che poi sarà sempre più evidente negli anni a venire.
Simile il giudizio di "a. vald."[7] su Stampa Sera: il film venne definito una «fantafavola», lodando gli effetti speciali che davano «alla composita realizzazione un'attendibilità e una suggestione che vanno al di là del racconto per ragazzi e toccano il vertice dell'efficienza spettacolare, capace di impressionare e avvincere pure gli adulti. George Lucas ha governato con abilità la materia da lui stesso ideata, facendo in modo che i tanti e continui exploits tecnici non soverchiassero eccessivamene la sua opera di regista (...)» Un giudizio positivo, sebbene si noti un soggetto «in sé fanciullesco e a tratti rudimentale e affastellato.»
Sprezzante e pretestuoso invece l'anonimo commento[8] su L'Unità, probabilmente dovuto a una matrice ideologica contraria a certi meccanismi del cinema hollywoodiano: Guerre Stellari «non è un film, bensì un prodotto, un giocattolone per super minorenni che non lascia scampo alla fantasia (...) Il cinema fantastico, quello che ha diritto di chiamarsi così, vive in funzione della metafora, quindi è inviso alla grande fabbrica dell'evasione e, di conseguenza, anche ai suoi milioni di spettatori beati e sottomessi.» Forse si dovrebbe spendere qualche parola per far capire quanto la tendenza al Fantastico sia ben più ampia e totalizzante della limitata visione come metafora del Reale, ma non crediamo ne valga neanche la pena.
Ancora più delirante un commento preso da La Repubblica e citato su Stampa Sera che, notando nel film un improbabile «autoritarismo galattico»[9], arrivava a inserire (come da tipica abitudine dell'epoca, peraltro) Guerre Stellari nel dibattito politico tutto italiano destra-sinistra, dandogli una lettura ideologica fino a sfiorare il risibile:
«In Guerre stellari, paradossalmente, il trionfo della supertecnica è contrappuntato da quella "rivolta contro il mondo moderno" cara al filosofo che Almirante definisce "il nostro Marcuse". Infatti la pacificazione dell'universo viene affidata ai portatori dell'auctoritas, a un'alta gerarchia di valori eterni che si incarnano antidemocraticamente nel chiuso circolo dei cavalieri Jedi: un nuovo "Herrenklub" di proporzioni galattiche?
Non vorremmo, insomma, che Guerre stellari diventasse una specie di "Campo Hobbit" multinazionale, per richiamarci al nome tratto da Tolkien con cui i fascisti nostrani battezzarono il loro festival l'estate scorsa. "Che la Forza sia con voi" augura la pubblicità. Per carità, tocchiamo ferro un'altra volta. Si comincia esaltando Ben Kenobi, si finisce in Vietnam con il tenente Calley.»
Ci fu anche una polemica generata da uno scritto del noto autore Giorgio Manganelli sul Corriere della Sera: in «L'oroscopo? No, meglio Guerre Stellari. Omaggio alla fantascienza, letteratura analfabeta» (10 novembre 1977) il Manganelli, usando come spunto il film di Lucas, sparò a zero su tutto il genere fantascientifico, etichettandolo come «genere letterario infimo, infantile, fracassone e demente, sintomo di schizofrenia, che è una infinita e infima proliferazione di liquami maniacali, che sfama la nostra fama di follia».
Delle dichiarazioni così forti ebbero molta eco nella stampa specializzata (ad esempio sulla rivista Robot dell'Armenia). Una risposta efficace a tanto livore fu quella fornita dall'esperto Valla e citata da Emio Donaggio in un suo articolo su Stampa Sera, che merita di essere riportata integralmente per il suo alto valore e per la capacità di spiegare con efficacia l'evoluzione della fantascienza dagli esordi:
«In generale, le accuse alla fantascienza sono passate di moda: se un libro è brutto, è quel libro che è brutto, e se è bello, bello. Comunque, di solito si tendeva a distinguere tra la produzione popolare e di consumo e i romanzi più impegnativi. La posizione tipica è quella di Arthur Koestler che, a proposito di Gulliver, Il mondo nuovo di Huxley e 1984 di Orwell, nell'agosto del '53 su Harper's Bazar scriveva: "Sono grandi opere di letteratura perché in esse le stramberie di altri mondi servono unicamente come scenario o come pretesto per un messaggio sociale. In altre parole sono letteratura perché non sono fantascienza, perché sono opere di immaginazione disciplinata e non di sfrenata fantasticheria". Negli anni seguenti, la polemica è caduta, perché la "sf" stessa è cambiata».
«Prima si è orientata verso il tipo di commedia satirica brillante di autori come Sheckley, Pohl e Vonnegut, poi ha rinunciato al dogmatismo e si è aperta ad autori come Delany e Zelazny negli Usa, e Ballard e Aldiss in Inghilterra: storie ricche di immaginazione, legate alla vecchia tradizione di Poe e Hoffmann, più ancora che a quella di Verne e Wells.»
«Oggi si scrivono sotto il nome di "sf" vari tipi di romanzi che meritano rispetto, e non solo le avventure e i drammoni sulle catastrofi. Si scrivono storie surrealiste come quelle di Lafferty; romanzi filosofici (o meglio, epistemologici, dato che spesso al loro centro hanno una riflessione sulla scienza e la conoscenza) come quelli di Lem e di Dick; utopie positive come quelle di Ursula Le Guin e utopie negative come quelle di Brunner. Si scrivono anche molte storie avventurose, certo, ma il numero di opere di qualità è aumentato rispetto a trent'anni fa.»
«Che poi la fantascienza sia "analfabeta" come letteratura, non è detto. Molte opere di fantascienza sono scritte in modo piatto e monodimensionale, altre sono ricche anche dal punto di vista linguistico: ad esempio Fritz Leiber, Sturgeon, Bradbury, Brunner.»[10]
Rimane comunque il problema della limitazione del Fantastico come metafora del Reale che citavamo in precedenza, accanto alla manifesta incapacità della critica di veicolare positivamente una produzione che abbia come intento non la comunicazione di qualche "messaggio sociale", ma l'intrattenimento e il divertimento. A prescindere da tutto ciò, il pubblico del 1977 con Guerre Stellari (fortunatamente) si divertì moltissimo. Nelle classifiche del Radiocorriere TV dell'estate del 1978 il film (complici le allora numerose seconde e terze visioni) risultava ancora il campione d'incassi.
(fonte: Radiocorriere TV) |
La gente rispose sin da subito con grande entusiasmo, come commentava il giornalista Gianni Pennacchi: «se è vero che il cinema è spettacolo, questo Guerre stellari passerà alla storia come un capolavoro, anzi, come IL capolavoro, perché un film fatto solo di spettacolo, effetti e scene stupefacenti come Star Wars non si era mai visto». In effetti così è stato: «(...) le reazioni del pubblico sono sempre uguali, si tratti di ragazzi o anziani signori dell'ultimo spettacolo. Applausi a scena aperta, mormorii corali, atmosfera da "arrivano i nostri!" e poi, alla fine, visi allegri, veramente soddisfatti (...)»[11]
Segnaliamo dunque alcune delle impressioni a caldo che il Pennacchi raccolse tra i primi fortunati spettatori:
Olga, universitaria ventenne, non ama la letteratura SF e questo è il primo film di fantascienza che va a vedere. Gli è piaciuto molto, è rimasta affascinata dalla sequenza del bar galattico e dalle battaglie spaziali. «È stato divertente, come giocare con le macchinette del Luna Park. Certo, come storia è una fesseria - continua - però molto divertente, come i primi film di James Bond. Certi effetti, tutte quelle trovate, sono proprio affascinanti.»
A un gruppo di liceali chiediamo cosa ne pensano, cosa li ha impressionati maggiormente di questo film: «Quello che colpisce - rispondono - è vedere i mostri muoversi sullo stesso piano degli umani. I veri personaggi, quelli più interessanti, sono proprio gli androidi e i mostri: gli uomini sono i meno umani». Dunque si sono divertiti? «Sì, molto. La trama non esiste, il film è fatto di tanti momenti, uno più spettacolare dell'altro, ed è proprio questo che avvince. È un kolossal molto ben riuscito, e non è affatto terrificante. Forse - concludono - è il meno fantascientifico dei film di fantascienza».
Per un gruppetto di giovanissimi risponde Kicca. Perché le è piaciuto? «Perché è veramente un film diverso dal solito, strano, colorato. È stato esattamente quello che ci aspettavamo». Ma un film come questo, lo rivedrebbero per la seconda volta? «No. Una volta basta - risponde - perché in una volta ti dà tutto quello che doveva darti: non c'è più nulla da scoprire. Non è Odissea nello spazio, che ogni volta che lo rivedi ci scopri cose nuove».
Vito, giovane operaio Fiat, conosce la SF, ama Isaac Asimov: «Odissea nello spazio mi aveva irritato, questo mi ha divertito». Nulla di eccezionale, comunque? «È divertente, l'ho detto. Ma siamo sinceri: non è più tanto facile divertirsi al cinema».
Il pubblico, dunque, si è divertito ed emozionato così tanto da far sopravvivere l'universo di Star Wars al passare dei decenni: anzi, con la propria mitologia accresciuta e aggiornata è arrivato fino al 2015 in gran forma, pronto per nuovi incassi miliardari grazie alle produzioni Disney di J. J. Abrams. E, si spera, per affascinare nuove generazioni di spettatori.
© Andrea Pachetti 04/12/2015
Una versione di questo articolo è stata poi pubblicata (in digitale e cartaceo) sul n. 46 di Living Force Magazine, rivista ufficiale di Yavin 4, fan club italiano di Guerre Stellari.
Ringrazio Salvatore Proietti per aver citato questo saggio nel suo articolo «Star Wars e il nuovo pubblico della fantascienza» sulla rivista Robot 77 (primavera 2016).
Ringrazio Giorgio E. S. Ghisolfi per aver citato questo saggio nel suo volume «I mondi di Star Wars», pubblicato da Mimesis nel 2019.
__________
Note:
[1] «Molto lavoro per George Lucas», l'Unità, 4 luglio 1974, p. 9
[2] «George Lucas girerà un film di fantascienza», l'Unità, 25 luglio 1975, p. 9
[3] «"Via col vento" tra le galassie», Stampa Sera, 2 giugno 1977, p. 21
[4] E. Baldo, «"Robot" e navi spaziali nella galassia per una fiaba moderna senza violenza», La Stampa, 4 ottobre 1977, p. 7
[5] F. Scaglia, «Il cinema riattinge alla mercanzia più antica: il sogno», Radiocorriere TV, anno LIX n. 31, 31 luglio/6 agosto 1977, pp. 80-81
[6] «Cavalieri e tiranni nello spazio per una favola di fantascienza», La Stampa, 21 ottobre 1977, p. 9
[7] «Guerre stellari un film, una moda», Stampa Sera, 21 ottobre 1977, p. 12
[8] «Cinema - Guerre Stellari», L'Unità, 21 ottobre 1977, p. 9
[9] «Autoritarismo galattico», Stampa Sera, 21 ottobre 1977, p. 13
[10] E. Donaggio, «La fantascienza è di nuovo da bruciare?», Stampa Sera, 14 novembre 1977, p. 7
[11] G. Pennacchi, «È come al Luna Park», Stampa Sera, 22 novembre 1977, p. 24
Per una coincidenza, proprio in questi giorni in famiglia stiamo discutendo molto su Guerre Stellari :)
RispondiEliminaCi dicevamo che sarebbe interessante vedere "come l'avevano preso all'epoca", visto che sia io che il mio compagno ne abbiamo una memoria esclusivamente mediata dai ricordi personali (nel '77 io avevo 17 anni, lui 14).
E, giustappunto e come per una piacevole sincronicità, arriva il tuo articolo! :)
Ci ha colpito molto il brano tratto dall'Unità, che a me personalmente ha ricordato dolorosamente certe dinamiche "politiche", o meglio idelogiche, che per molto tempo ho, almeno in superficie, condiviso...
Ci ha colpito anche moltissimo vedere cosa c'era "in sala" in quel periodo! Una barcata di ottimi film!!! :)
Grazie per il tuo articolo che ci siamo letti con enorme gusto, interesse e divertimento ;)
Orlando e Tiziano
Grazie, Orlando, lieto che questo articolo vi sia piaciuto! Per me è stato molto interessante scriverlo e scoprire un sacco di cose, poiché io appartengo alla generazione che ha potuto vivere il primo Guerre Stellari solo di riflesso, quando andò in prima tv nel periodo natalizio del 1983 sulla Rete Quattro mondadoriana, in concomitanza con la visione al cinema de Il Ritorno dello Jedi. Un saluto!
EliminaÈ davvero uno splendido articolo, per un appassionato come me una manna!
RispondiEliminaNon so se conosci il nostro progetto di preservazione della versione italiana così come uscì al cinema nel 1977.
https://doppiaggiitalioti.wordpress.com/2013/06/17/doppiaggi-italioti-introduce-loriginale-guerre-stellari/
Ciao! Sì, conosco il progetto e lo approvo, dato che non ho mai digerito particolarmente le aggiunte apportate alla trilogia originale, a partire dai remaster del 1997 (che vidi al cinema). Un saluto.
EliminaTi ho pubblicizzato un po' in giro, sono sicuro che alcuni dei miei lettori possano essere attratti dagli altri argomenti trattati in questo tuo blog.
EliminaGrazie, gentilissimo.
EliminaArticolo assolutamente meraviglioso. Chiedo se posso pubblicarlo sulla rivista italiana amatoriale di Star Wars, Living Force Magazine del club Yavin 4.
RispondiEliminaLascio la mia email:
RispondiEliminaJedifil@hotmail.com
Grazie del commento, Filippo. Per la pubblicazione su Living Force Magazine ti ho scritto in privato all'e-mail che mi hai indicato. Un saluto.
EliminaAndrea ti faccio tantissimi auguri per un ottimo 2016!
RispondiEliminaOrlando
Grazie Orlando, altrettanto! La speranza è di riuscire a scrivere qualcosa di nuovo senza i soliti tempi biblici tra un post e l'altro. Un caro saluto.
EliminaMolto interessante! Avevo già letto qualcosa su "L' impero colpisce ancora" e "Il ritorno dello jedi" sull' archivio della stampa (avevo intenzione di trovare qualcosa anche su GS ma questo blog mi ha risparmiato la fatica e quindi grazie ^^). Il primo venne accolto un po tiepidamente mentre il secondo meglio con una definizione da parte della compianta Lietta Tornabuoni su Lucas che penso sia la più azzeccata di sempre (in senso positivo). Ho intenzione di leggere anche i pareri de "l'unità", ma ho paura come è successo per GS di trovare queste cose ideologico-politiche d' epoca XD. Anche se ad esempio ho letto una bella recensione di "Predator" in cui si da un voto positivo scevro da connotazioni politiche. Forse negli anni 80 per fortuna i tempi erano cambiati.
RispondiEliminaRiguardo la saga, non ci si riesce a mettere d' accordo su quanto Lucas l' avesse in mente. Nell' 80 sulla stampa (dove ho trovato anche una bella intervista a Kershner) si parla effettivamente di un totale di 9 film da parte sua mentre nell' 83 lui e mi sembra Kazanjian, che aveva sostituito Kurtz, parlavano della trilogia prequel che però non sarebbe stata realizzata in tempi brevi. Anche per IRDJ sono stati citati i pareri di alcuni spettatori, o molto positivi o piuttosto negativi. Mi ha colpito una spettatrice che ha detto che gli effetti speciali sono sempre gli stessi. Cacchio! Gli puoi dire tutto al film, ma gli ES sono superiori ai due precedenti e si vede! XD
Belle comunque queste chicche! ^^
Sì, ho letto la bella intervista a Kershner di cui parli, perché mi sarebbe piaciuto dedicare articoli analoghi a questo per gli altri film della trilogia classica, ma purtroppo il tempo manca. Dal mio punto di vista il contributo più interessante all'Impero Colpisce Ancora è lo speciale pubblicato sull'ultimo numero di Aliens (Armenia, 1980) e scritto da Ketty De Chirico: comprende molte foto, trama e commento, poi interviste a tutto il cast (Hamill, Fisher, Ford) oltre a Keshner. Almeno le interviste mi piacerebbe pubblicarle da queste parti prima o poi, è un peccato siano dimenticate e non consultabili.
EliminaRiguardo la struttura della saga, è molto difficile stabilirne esattamente la progressione dato che le notizie venivano riportate da varie fonti accavallandosi ed evidentemente Lucas era molto "dinamico" nelle sue scelte. All'inizio si parlava addirittura di 12 film e non 9. Questo articolo in inglese spiega piuttosto bene la situazione. Un saluto.
Ho letto l' articolo dell' epoca su "L' unità" di Sauro Borelli de L'ICA:
RispondiEliminahttp://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/archivio/uni_1980_09/19800920_0009.pdf&query=L%27impero%20colpisce%20ancora
Quello che mi ha colpito sono i toni. Sembra uno di quei commentacci (non in senso negativo) che alcuni tendono a fare su internet usando, più o meno bonariamente, parolacce °_O. Per fortuna non c' è politica, ma mi aspettavo, un' analisi, anche negativa, un po più seriosa.
Più positivo Michele Anselmi su IRDJ:
http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/archivio/uni_1983_09/19830904_0015.pdf&query=Il%20ritorno%20dello%20jedi
Interessante notare come sia lui che la Tornabuoni abbiano dato un giudizio positivo sugli ewoks, una tribù primitiva a contatto con la natura che riesce a sconfiggere la truppa imperiale ipertecnologica. Pensare che nel corso degli anni staranno sulle scatole a diversi! Secondo me se ci fossero stati gli wooky, o come si scrive, come previsto nei piani originali non sarebbero stati così criticati. Quello che a mio parere fa la differenza è l' aspetto. Poi boh!