di Andrea Pachetti
La presentazione nel 2009 de La fortezza di Farnham nella collana Urania Collezione è stata davvero un piccolo miracolo editoriale: veder pubblicato finalmente in edizione integrale[1] questo romanzo in Italia, seppure in un'uscita periodica quale è Urania, è un'esperienza che gratifica e quasi commuove.
Nell'edizione più recente il titolo è stato tradotto come La fortezza di Farnham, per porre l'accento sulla costruzione del bunker; un titolo senz'altro migliore del precedente Storia di Farnham.
In ogni caso è interessante far notare che l'originale Farnham freehold (la "proprietà" di F.) presenta più chiavi di lettura poiché, oltre al senso letterale relativo ai possedimenti del carismatico protagonista, denota mediante la presenza della radice free quanto il dualismo libertà-schiavitù sia presente trasversalmente come concetto di base, nella stesura di tutta l'opera.
Senza scendere troppo nei particolari riguardanti la trama, questo libro risulta doppiamente affascinante poiché racchiude nel suo background due dei temi sociali più scottanti per gli Stati Uniti del 1964: da una parte le tensioni nei confronti dell'avversario sovietico e la conseguente paura dell'apocalisse nucleare; la crisi di Cuba del '62 era un fatto davvero recente durante la stesura del libro. Dall'altra vi sono i problemi d'integrazione razziale e le battaglie per i diritti civili, che stavano nascendo proprio in quegli anni.
Heinlein prende tutto questo e lo inserisce nel suo calderone magico fornendo una storia credibile, coerente e violenta: un delirio post-nucleare di sopravvivenza, che poi sterza violentemente verso una crudele satira sociale iperbolica e sarcastica, con un futuro orrendamente deformato in cui la casta dominante di colore soggioga i bianchi rimasti, tra schiavitù e cannibalismo.
Si noti in particolare quanto sia azzeccata e lungimirante per il 1964 la visione di una casta di "neri musulmani" futuristici, che con abilità distorcono i princìpi della loro religione storicizzata, per adattarla ai fini del proprio regime.
Heinlein al solito non usa mezzi termini e ogni situazione di tensione diviene estrema, sfiorando quasi il parossistico: le parole sono pesanti come macigni, le opinioni urlate, le prese di posizione sempre radicali. Un libro insomma che fa pensare e crea riflessioni, come ogni buon testo di fantascienza sociologica dovrebbe riuscire a fare.
Questo breve invito alla lettura vuole inoltre far notare quanto sia superfluo entrare nel merito delle polemiche pretestuose, secondo le quali questo libro e Sesta Colonna sarebbero dei testi razzisti, a sentire il parere di qualche critico particolarmente "illuminato". In questo senso, non è particolarmente piacevole che la curatrice della nuova traduzione e l'editor stesso aggiungano postfazioni nelle quali si sforzano di chiarire perché era giusto pubblicare un romanzo del genere.
La giustificazione sta semplicemente nel fatto che si tratta di un bel romanzo: gli scritti controversi, che fanno riflettere grazie alle loro visioni oblique e non convenzionali, sono senz'altro sempre da preferirsi a quelli innocui, che non recano mai danno a nessuno perché in sostanza non dicono niente d'interessante o profondo.
Triste insomma che vi siano ancora persone che guardano a stento una falange, quando viene mostrata loro la Luna... Una Luna che rimane comunque una severa maestra.
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[1] Farnham era stato pubblicato in Italia solo in una versione ridotta e mutilata dai curatori Fruttero & Lucentini, prima sull'Omnibus L'ombra del 2000 nel 1965, poi ristampata nei Classici Urania nel 1987.
Bellissima recensione, interessanti considerazioni e bella anche la conclusione :)
RispondiEliminaMi hai fatto venir voglia di tornare a nutrirmi di fantascienza, sono 'cresciuto' con Heinlein, Bradbury, Simack, Herbert e tutti gli altri della vecchia generazione e ritrovarne ancora i romanzi presentati con entusiasmo mi fa tornare sicuramente quel senso del 'fantastico' che accompagnava quelle giornate meravigliose di immersione sugli Urania. Grazie, continua così! :)
BDB
Grazie del commento, BDB. La voglia di leggere buona fantascienza c'è sempre, per cui spero presto di parlare ancora di altri autori, dopo Heinlein e Vance.
RispondiEliminaOltre ai "classici", ci sono comunque a mio parere scrittori altrettanto validi anche tra i contemporanei: io apprezzo molto Vernor Vinge e Greg Egan, prova a darci un'occhiata.