3 luglio 2011

Stars over Half Moon Bay, "è pieno di stelle"

di Andrea Pachetti


Un tempo per hobby osservavo le stelle e talvolta mi càpita ancora oggi: è un momento strano, a metà strada tra l'introspezione e il deliquio. Ogni volta che succede, inizio a pensare: è vero che si tratta di una costruzione mentale illusoria, ma è comunque gradevole fingersi degli antichi e rimirare la Sfera delle Stelle Fisse.

Spesso la realtà e l'immaginazione sono piani in netto contrasto tra loro. Le costellazioni sono convenzioni, costruite sulla base di pratiche utilitaristiche o consuetudini. Le costellazioni sono nate, sono morte, sono mutate e poi sono state standardizzate. Ma seguire col dito i punti nel cielo tentando di raggrupparli in forme dev'essere sempre stata una bella cosa, ancor prima che la Settimana Enigmistica e i suoi innumerevoli tentativi d'imitazione fossero inventati. La volta celeste, in questo senso, rappresenta una delle prime forme concettuali di schermo (o foglio, o lavagna) sul quale costruire pensieri e astrarre simboli (oppure evocarli) dalla realità circostante.

Rod Humble dev'essere davvero un bel tipo, un pezzo grosso della Electronic Arts. Invece che stare a contare i dollaroni sonanti come farebbero in molti al suo posto, ha scritto alcuni giochi (o per meglio dire "concept" di gioco) e li ha distribuiti sul suo sito personale. Di The Marriage spero di poter parlare presto e in questo spazio andrò a concentrarmi su Stars over Half Moon Bay.

Da qualche tempo è in voga la definizione di artgame per questo tipo di produzioni. A mio parere Stars deve essere preso in esame perché è un gioco interessante e non per altri motivi, dato che l'"arte" risulta spesso una definizione attribuita solo a posteriori, decisa dal tempo e dall'eventuale oblio. Sarebbe utile allora analizzare i contenuti prettamente artistici presenti a livello simbolico in tutta la prima produzione videoludica, in quanto le restrizioni grafiche hanno permesso (così come nell'arte rupestre) l'astrazione concettuale di figure, mondi e meccanismi logici.

Stars è, in sostanza, un viaggio nel mondo delle idee e della ciclicità del processo creativo. Come molti giochi analoghi punta l'attenzione sulle figure retoriche, in particolare sulla rappresentazione delle metafore. L'intento di Rodvik è dichiarato: mostrare "il morso gentile dell'Uroboro" attraverso la manipolazione delle stelle, come icone sullo "schermo".

Senza scendere in particolari che possono rovinare l'esperienza sensoriale privata, si tratta di utilizzare il tessuto stellare, nel contrasto tra blu e oscurità incombente; cercando di creare idee e conservarle queste diventano modificabili, giungendo poi a fissarsi nel cielo secondo creatività e Fato, adattandosi alle scelte su connessioni e armonie. A differenza del precedente "The Marriage", è anche presente un tappeto sonoro davvero azzeccato e funzionale.

Ho creato il mio mondo e l'ho popolato di stelle. L'ho poi contemplato e, come un novello Bowman, sono rimasto davvero basito. Se avete ambizioni da demiurgo, se avete un feticismo per le subcreazioni, Stars è un'esperienza ludica che vi consiglio di fare prima o poi nella vita. E un grazie a Rodvik per aver scoperto l'ennesimo uovo di Colombo, anzi, l'uovo cosmico dell'Uroboro che si schiude secondo cicli.

Nessun commento:

Posta un commento