13 aprile 2016

Paul Ryan, un ricordo

di Andrea Pachetti

Visto che questo blog è sempre più destinato alle memorie (sia recenti che remote), ho pensato che sarebbe stato giusto dedicare uno spazio a Paul Ryan, disegnatore scomparso all'inizio di marzo.

Ho atteso un po' di tempo prima di pubblicare l'articolo, per evitare di scadere nella retorica da necrologio tipica dei portali commerciali a fumetti: secondo questa dottrina si evita di parlare di un certo autore (magari non particolarmente famoso) fino al momento della sua morte e, una volta avvenuto il fatto, ci si limita a scrivere un articoletto in cui si citano, senza peraltro descriverli, due-tre delle opere più importanti; nei giorni immediatamente successivi tutto cadrà nel dimenticatoio, di nuovo.

Fonte: Marvel Age #134
Lodare acriticamente ogni lavoro di Ryan giudicandolo un capolavoro è dunque sciocco, almeno quanto pensare che ogni sua cosa sia priva di valore. Da appassionato dei Fantastic Four senz'altro considero la run sul gruppo assieme a Tom DeFalco una delle sue opere più importanti in Marvel, sebbene sia da considerare altrettanto ben riuscita la serie D.P. 7 del New Universe, scritta da Mark Gruenwald, dal 1986 al 1989. Peraltro, questa fu l'unica serie del N.U. pubblicata integralmente in Italia, dapprima sullo spillato omonimo e poi in appendice al Namor della Play Press.

Fantastic Four invece ebbe il merito, nel nostro Paese, di segnare il passaggio tra la gestione Star Comics e la Marvel Italia ottenendo alcuni commenti positivi, ma anche critiche feroci per delle scelte piuttosto radicali sia nell'evoluzione delle trame che nel design dei personaggi. Spesso ci si dimentica infatti che le testate Marvel del periodo dovettero fronteggiare l'emorragia di lettori a causa della creazione della Image Comics, che spostò radicalmente il gusto dei giovani americani. I FF di DeFalco e Ryan rappresentarono proprio l'interessante compromesso tra la tradizione Marvel degli anni Sessanta e le tendenze moderniste dei nuovi autori che "andavano di moda".

Accanto a FF ci sono stati comunque interessanti numeri di Iron Man, Avengers, i primi di Quasar (pubblicati sull'All American Comics di Paolo Accolti Gil), fino al curioso Ravage 2099 creato con Stan Lee; tutto questo prima del traumatico passaggio alla DC nel 1996 dovuto alle divergenze artistiche su Onslaught e Heroes Reborn. Un momento che peraltro fece allontanare definitivamente dalla Marvel diversi lettori, compreso il sottoscritto.

Ho pensato che sarebbe stato interessante capire meglio questo periodo di passaggio mediante le parole stesse di Paul Ryan, così ho chiesto all'esperto Sean Kleefeld di poter tradurre un'intervista da lui realizzata con l'autore nel 1997. Ringrazio Kleefeld per questa opportunità.

In che modo la Marvel ti propose di lavorare sulla testata dei Fantastici Quattro? Quale è stata la tua reazione iniziale? In quel momento sapevi che avresti lavorato con Tom DeFalco?

La storia di come è avvenuta la mia gestione della serie è abbastanza particolare. Quando Walt Simonson aveva ufficializzato la sua decisione di abbandonare Fantastic Four, avevo ricevuto una telefonata da John Byrne, in cui mi chiedeva se ero interessato a lavorare con lui sulla serie.  Avevo collaborato con John in quel periodo su Avengers e Avengers West Coast. Ero molto emozionato non solo all'idea di lavorare di nuovo con lui (la sua run su Fantastic Four era una delle mie preferite), ma anche sulla mia testata preferita della Marvel: avevo comprato il mio primo numero alla tenera età di undici anni.

Quello che John non mi disse era che l'editor Ralph Macchio non gli aveva ancora proposto niente: John riteneva che Ralph avrebbe dovuto chiamarlo, dato che sapeva del suo interesse per quella testata. Ralph, invece, pensava che dovesse essere John a telefonare, se davvero aveva intenzione di lavorare sulla serie. Così fui io a chiamarli più volte, ma erano entrambi inamovibili nelle loro posizioni e a poco a poco sentivo che la serie mi stava sfuggendo dalle mani. Alla fine mi sono arreso e ho continuato a lavorare sulle due serie degli Avengers.

Non passò molto tempo e John mi chiese di disegnare di Iron Man, così lasciai Avengers West Coast per fare questa testata. Il venerdì successivo Ralph mi chiamò per offrirmi Fantastic Four, con Tom DeFalco ai testi. Risposi "NO", assieme ad alcune imprecazioni: avevo appena preso un nuovo incarico e non ero particolarmente felice all'idea di dover mollare anche Avengers per FF. Per tutto il fine settimana continuai a pensare ai Fantastici Quattro e a quanto li amavo. La prima cosa che feci il lunedì mattina, ancora prima dell'orario d'ufficio, fu lasciare un messaggio a Ralph. "Ok, la serie la faccio io".

Il mio tempismo non poteva essere migliore. Quello stesso venerdì, appena avevo rifiutato l'offerta, Ralph aveva chiamato Dan Jurgens per offrire il lavoro a lui. Dato che non era riuscito a trovarlo, gli aveva lasciato un messaggio in segreteria. Ma io ero riuscito a raggiungere Ralph per primo... e il resto è storia.

Quali erano i tuoi pensieri, sapendo che saresti arrivato dopo la run di Simonson?

Non ho pensato molto al fatto di dover arrivare sul fumetto subito dopo Walt. Walt è una grande persona, con cui ho buoni rapporti professionali da molti anni. Ho sentito che aveva lasciato la testata a causa delle eccessive restrizioni editoriali imposte durante il suo lavoro.

La collaborazione tra te e Tom sembrava andare molto bene; in che modo lavoravate, di solito?

Ho lavorato con Tom nello stesso modo in cui lavoro con tutti gli sceneggiatori. Occasionalmente mi capita di proporre delle idee: alcune vengono usate, altre no.

Spesso durante la run ti è stata attribuita la co-creazione delle trame: hai quindi fornito più input a Fantastic Four rispetto ai fumetti sui quali avevi lavorato in passato?

È che a Tom piace condividere la colpa con i propri collaboratori.

Paul Ryan nel 1994 ai tempi di Fantastic Four
con l'inchiostratore Danny Bulanadi. Fonte: Marvel Age #134

Le vostre storie avevano un gusto che ricordava i Fantastici Quattro di Stan Lee e Jack Kirby, quanto era intenzionale? Sei un fan delle loro storie?

Se le nostre storie ricordavano quelle di Lee/Kirby è perché sia io che Tom eravamo grandi fan di questi due giganti dell'industria del fumetto.

Qual è stato il problema più serio che hai affrontato mentre disegnavi il fumetto, e come l'hai risolto? Ci sono trame o storie che ricordi in modo particolare, sia in senso positivo che negativo?

Uno dei problemi che ho dovuto affrontare erano le sceneggiature che arrivavano in ritardo. Per circa cinque anni ho provato a consegnare le tavole del fumetto in anticipo rispetto alle scadenze, posticipando altri lavori, ma senza alcun risultato. Tom era troppo impegnato con altri progetti, senza contare i suoi impegni come Editor-in-Chief.

Un ulteriore problema erano i cambiamenti nelle trame. Una storia che avevamo discusso e che personalmente trovavo molto appassionante fu cambiata molte volte prima di raggiungere la stesura finale. Penso che Tom abbia passato troppo tempo a fare autocritica. A un certo punto Johnny e Lyja dovevano effettivamente avere un figlio: rimasi scioccato e deluso quando Tom cambiò il bambino in un impianto artificiale che conteneva un mostro.

Quando la Marvel iniziò a organizzare Onslaught e Heroes Reborn, vi era stato chiesto di concludere in fretta certe sottotrame in modo da armonizzarle con quegli eventi? Perché non hai lavorato sui numeri 415 e 416?

L'intera situazione riguardante Heroes Reborn si rivelò una sorpresa molto spiacevole per me, perché scoprii solo su internet che stavo perdendo Fantastic Four. Io e Tom dovevamo lavorare sulla serie fino al numero 416 e, sì, ci era stato chiesto di completare le trame il più velocemente possibile.

I nuovi responsabili della società (cioè quelli del management esecutivo) arrivarono con l'idea di corteggiare Jim Lee e riportarlo in Marvel, sperando in questo modo di recuperare terreno nelle vendite. Jim voleva i Fantastic Four così la Marvel glieli affidò, scavalcando del tutto il team editoriale. Questi ultimi allora decisero di mostrare alla Marvel che potevano realizzare anche loro un fumetto in stile Image, ma senza Jim Lee. Insomma, senza tante cerimonie, mi tolsero i numeri 415 e 416, che furono affidati a Carlos Pacheco.

Questo mi lasciò dei sentimenti negativi nei confronti della Marvel. Mi abbandonarono alla deriva dopo undici anni di lavoro esclusivo per loro. Non ho più seguito i fumetti Marvel da allora, così non posso commentare in nessun modo la loro qualità attuale. La DC mi ha accolto a braccia aperte: sembra siano felici di avermi a bordo e mi stanno tenendo molto occupato in questo periodo.

Ti piacerebbe tornare a lavorare sui Fantastic Four? Quali sono i tuoi progetti futuri?

Nessuno alla Marvel mi ha offerto i Fantastic Four di nuovo e non credo che tornerei sulla testata anche se me la proponessero, ora come ora. Sono sempre stato dell'opinione che le cose accadono per una ragione ben precisa. Sto seguendo alcuni progetti per la DC e sono soddisfatto così.

Ma se nel futuro mi chiedessero di disegnare e SCRIVERE Fantastic Four... chi può dirlo?

10 commenti:

  1. In effetti, caro Andrea, questo post mi ha fatto sprofondare nella nostalgia... Anche se leggo fumetti da più di 50 anni, non ne sono affatto un "esperto", ma nonostante ciò - e nonostante la mia memoria non mi consenta di tenere a mente nomi, date ecc. - una run dei FF che ho sempre avuto nel cuore è proprio quella disegnata da Paul Ryan. Ti confesso che non sapevo nemmeno della sua scomparsa (questo grazie al mio "vizio" di evitare come la peste i siti di "news fumettistiche"...).
    Certo, alcune delle novità introdotte in quella run erano quantomeno... sconcertanti, eppure, a mio mod di vedere e secondo il mio gusto personale, funzionavano alla grande! Oltre a ciò avevo amato molto il suo modo di disegnare, epico e al tempo stesso sinuoso. Beh, purtroppo non mi viene nulla di intelligente da dire (come spesso mi accade ^__^), quindi finisco qui e rinnovo i complimenti per il tuo blog, sempre fonte di interesse e di stimoli. Un caro saluto.

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    1. Le novità introdotte funzionavano alla grande anche secondo me, e soprattutto erano molto adatte a quei tempi. Io ho iniziato a leggere supereroi nel 1992, quindi i "miei" Fantastici Quattro in sostanza sono quelli di Englehart e poi Simonson, ma la run di DeFalco e Ryan è stata la prima che ho seguito in albetti originali invece che sulle testate italiane, quindi riveste un'importanza particolare anche per quanto riguarda le mie letture "formative". Senz'altro aveva dalla sua una continuità artistica che, sulle testate attuali, è una qualità ormai dimenticata da anni. Un saluto.

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    2. Scrivo innanzitutto per ringraziare del ricordo di Paul Ryan, autore sottovalutato e un po' bistrattato, almeno qui in Italia. Ricordo anche io con piacere I lavori alla Marvel, e trovavo il suo stile non troppo supereroistico adattissimo ai DP7, un mondo ordinario ove entrava all improvviso la straordinarietà di un evento fantastico a stravolgere il quotidiano.
      L ho trovato migliorato e più bravo alla Dc, specie su Batman dove mi sorprese alquanto riuscendo a rendere bene anche l oscurità che circonda il personaggio.
      Ma quel che secondo me resta il suo apice è tutta la sua produzione più recente quella legata a Phantom , l' antico e glorioso personaggio di Lee Falk . ..Sia nelle prime storie per la Egmont , la casa editrice svedese che pubblica comic book di Phantom ininterrottamente da decenni, sia nella versione ufficiale a striscia del personaggio, dove anni fa Paul Ryan venne promosso a disegnatore titolare della saga. Unico vero erede del grande Sy Barry ! In quel formato, ormai ridotto quasi a francobollo , il Nostro riesce a dare spessore e dinamicità alle vicende narrate come pochi riuscirebbero a fare, dimostrando grandi doti di storyteller, trovandosi perfettamente a suo agio con il formato a striscia, una volta strumento principe della narrazione a fumetti.
      Purtroppo in Italia non si è visto praticamente nulla della produzione recente di Phantom, negandoci la possibilità di godere appieno della maestria narrativa di Ryan.... però si può rimediare, o si va sul sito ufficiale della King features syndacate a seguire le ultime strisce, o meglio ancora ci si procura gli albi della Frew , casa editrice australiana, che pubblica tutte le avventure di Phantom ormai da più di sessant'anni ! Li si può trovare tutta la produzione di Paul Ryan, e attraverso la lettura rendere finalmente giustizia , anche in Italia, ad un bravissimo narratore a fumetti.
      Grazie ancora per averlo ricordato.

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    3. Continuo a gestire questo spazio principalmente nella speranza di ricevere commenti precisi e puntuali come il tuo, Fabrizio, dunque grazie infinite per il contributo. Condivido la tua opinione su DP7 e l'apporto di Ryan a questa serie. Dal mio punto di vista è un peccato, in generale, che del New Universe si sia visto poco in Italia perché (pur con tutti i limiti del caso) presentava comunque un nuovo modo di approcciarsi agli universi supereroistici.

      Ti ringrazio della testimonianza su Phantom, che non ho mai avuto modo di leggere. Quando l'Eura pubblicò alcuni spillati relativi al personaggio richiesi alla redazione via e-mail se avevano intenzione di pubblicare anche le storie di Paul Ryan, ma purtroppo la serie chiuse dopo sei numeri e non ci fu questa possibilità. Un saluto.

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  2. Troppo buono, io rivedrei volentieri una ristampa in formato Bonelli dell intera saga del New Universe, anche in B/N a prezzi popolari ... e lo stesso formato lo sogno da tempo per il personaggio di Phantom ! Sbagliati a suo tempo nella proposta Eura, furono formato, carta e storie pubblicate, tutte o quasi stampate casualmente senza ordine cronologico e solo quelle della Egmomt ! Fossero almeno partiti da quelle di Ben Raab, di Sal Velluto, Dick Giordano o meglio ancora quelle del duo poi promosso titolare ai quotidiani DePaul/Ryan ... Il formato Bonelli/Cosmo sarebbe l ideale, per visibilità e contenuti, potrebbe uscirne un mensile di durata eterna , tipo Tex, tanto e'il materiale a disposizione tra strisce e comic book ... Speriamo che qualche editore legga queste righe e si convinca !! Hai visto mai.. :-)

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    1. Personalmente, sono sempre stato contrario alla riduzione di formato dei comic books, per un motivo pratico: visto che si riduce anche il formato dei balloon, si rischia che il testo in inglese venga pesantemente rimaneggiato e "asciugato" di aggettivi e intere frasi. Un'esperienza come il Conan della Comic Art poteva andar bene in quegli anni ma certo non adesso, un momento in cui ormai è da augurarsi una maggiore coerenza filologica.

      Per me il compromesso ideale era rappresentato dagli Essential americani della Marvel, che ho comprato fino a quando uscivano. La mancanza di colore permetteva di creare volumi con fogli più leggeri e quindi maneggevoli, anche superando la soglia delle 500 pagine. Visto che questa linea però è stata chiusa in favore di volumi a colori molto più costosi, prendo atto che anche questa soluzione nel lungo periodo in generale non è piaciuta al pubblico.

      Per quanto riguarda invece Phantom, anche a me la carta non piaceva per niente. Non conoscendo le altre storie, mi fido del tuo giudizio riguardo la selezione che fecero; a miei occhi di profano appariva comunque senz'altro confusionaria.

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  3. D accordo sulla validità degli Essential e degli Showcase (Dc) , buon compromesso tra qualità e risparmio, grazie a quel formato ho letto o riletto storie di difficile reperibilità, tra l altro mi pare che qualcosa si pubblichi ancora in quel formato..
    Riguardo al ridurre le tavole, la Cosmo lo fa regolarmente ed il riscontro sembrerebbe positivo. Gotham Central funziona.. La Comic Art esagerava con Conan, il formato era più piccolo dei Bonelli , ma il "libretto" funziona in Italia,più del Comic book classico, e stimola la collezione ed esposizione nelle librerie di casa..... Capisco che quest ultima non sia una argomentazione proprio profondissima ma un qualche fondamento forse ce l ha!
    A me piacevano anche i Superman e Batman nel formato ridotto dell' ultimo periodo della Cenisio .. boh, forse perché all epoca non usciva nient altro e a quel punto ti adatti !

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    1. Non conosco dettagliatamente i prodotti della Cosmo, ma penso che la questione per i vari editori debba essere valutata caso per caso: ci sono dei fumetti, come The Walking Dead della SaldaPress, che "funzionano" abbastanza bene anche nella riduzione "bonellide". Altri, come gli albi francesi, dal mio punto di vista vengono quasi umiliati nella riduzione e nella mancanza di colore. Non mi riferisco solo alla Cosmo, ma anche a XIII che usciva per l'Eura.

      Certamente ci sono delle ragioni commerciali che spingono verso questo formato di successo. Ricordo però che tutte le iniziative italiane Marvel erano fallite, partendo dall'orribile (a mio parere) Punitore della Star, per arrivare alle (altrettanto orribili) miniserie "metallizzate" della Marvel Italia.

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  4. D'accordissimo con te riguardo ai fumetti francesi, non si può e non si deve, riduzioni inguardabili... ed è vero anche per il Punitore, era stato un buon tentativo ma fatto male, anche se come personaggio il B/N gli si addice....ricordo che Sergio Bonelli dichiarò all epoca che Frank Castle gli piaceva ed era l unico fumetto Marvel che leggeva...
    Certamente, puoi provare tutti i formati che vuoi ma se non trovi lettori ...,
    Ma io per Phantom un tentativo lo rifarei.... :-)

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    1. Purtroppo, per il Punitore, gli errori furono moltissimi e questo impedì in sostanza ai lettori italiani di leggere alcune delle migliori storie di un personaggio culto di quegli anni. Quando passarono al colore dopo 12 numeri ormai era troppo tardi e, oltre a ciò, aggiunsero il danno di inserire dei comprimari, quando in realtà un mensile sarebbe andato avanti da solo in modo monografico aggiungendo esclusivamente War Journal e War Zone. Così storie bellissime come "Conan with a gun" di John Buscema sono rimaste inedite. Non escludo in futuro di approfondire tutti gli inediti anni Novanta di gran valore che si sono perduti nei primi anni di Marvel Italia, nel periodo pre-Onslaught, ma è un discorso molto lungo.

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